La mostra NOVECENTO DI CARTA, aperta al Castello Sforzesco di Milano fino al 22 luglio 2018, presenta un percorso molto interessante e ricco di sorprese. Premetto che non amo la grafica in alcuna delle sue manifestazioni ma la mostra include anche diversi carboncini, matite e acquerelli che invece sono la mia passione quindi l’ho trovata molto piacevole. In prestito per lo più dal Civico Gabinetto dei disegni del Castello e dalla Raccolta delle stampe Bertarelli, le opere disegnano il secolo appena concluso a partire dal simbolismo di inizio secolo per concludere con l’Arte Povera. Previati, Rodin, Romani e Giulio Aristide Sartorio aprono la rassegna che poggia le radici dunque nel simbolismo di fine ‘800. Due splendidi Wildt traghettano il visitatore verso il futurismo in rappresentanza del quale si trovano tre strepitose tecniche miste (per lo più carboncino, inchiostro, acquarello e tempera) di Umberto Boccioni: “Voglio sintetizzare le forme uniche della continuità nello spazio “del 1913, “Figura”del 1915 e “Interno con due figure femminili” del 1916, una più bella dell’altra. Presenti anche opere dal 1915 al 1935 di Mario Sironi che dopo tanti anni di sfavore critico dovuto alle committenze fasciste che hanno caratterizzato buona parte della sua produzione, è stato ampiamente riabilitato per la reale valenza artistica ed ha ritrovato consenso soprattutto negli ultimi anni.
Presenti anche quattro matite di Modigliani del 1915-1916, tre delle quali provenienti dal Civico Gabinetto dei disegni e una dalla Galleria d’Arte Moderna, già collezione Vismara. Non poteva mancare anche Carlo Carrà, presente con una bella penna del 1913, una matita del 1916 e una stampa.
De Chirico invece è rappresentato da una splendida matita del 1926-28 intitolata “Facitori di trofei”, prestata dal Museo del Novecento, precedentemente nella collezione Boschi Di Stefano.
Attraverso Pomodoro ed un bel Fausto Melotti prestato dal Museo del Novecento, già collezione Bertolini, si giunge agli anni ’50 di Fontana, alla pittura nucleare di Crippa, di Sergio Dangelo e di Turcato con una bella opera del 1965, oltre ad altre tre notevoli.
Un piccolo angolo è dedicato anche ai prestiti concessi da Banca Intesa tra cui quattro opere di Fontana ed un suo bellissimo nudo femminile del ’59 (fronte retro) oltre a diverse opere grafiche. La rassegna si chiude poi con l’arte povera di Anselmo, Calzolari e Mario Mez.