Si è conclusa domenica 2 settembre la mostra di Palazzo Reale intitolata “Impressionisti e avanguardie” che ha portato a Milano 50 importanti dipinti dal Philadelphia Museum of Art. Esemplificativo di quanto i lungimiranti collezionisti americani siano riusciti a mettere insieme tra la fine del XIX ed il XX secolo, il Museo di Philadelphia testimonia anche a quali straordinari risultati abbia portato la politica a favore del mecenatismo negli Stati Uniti. È davvero sulle donazioni e sui lasciti delle grandi famiglie di industriali che sono nate i maggiori musei nord americani. Nel caso di Philadelphia, il progressivo arricchimento dovuto alla costruzione della ferrovia ha portato alla creazione di grandi raccolte, tra le quali per esempio quella di Mary Cassatt che insieme al fratello imprenditore compiva viaggi in Francia sia per dipingere con amici impressionisti che per selezionare i lavori degli stessi da portare oltre oceano con il fratello. Presente in mostra anche con alcune opere, Mary fu un’artista straordinaria -ineguagliabile quanto a dolcezza-, ed insieme a Berthe Morisot fu l’unica donna ammessa tra gli Impressionisti. Tra le altre collezioni alla base del Philadelphia Museum, in mostra sono state ben rappresentate le raccolte White e soprattutto Arensberg. Dalla collezione White una scultura di Rodin che ritrae proprio il giovane erede White di passaggio a Parigi che -essendo evidentemente prestante-, posò per l’artista e poi, in età adulta, coltivò la passione per l’arte arricchendo la propria raccolta anche grazie alla moglie, pittrice e grande conoscitrice. Tra tutte le opere esposte -da Monet, Renoir, Degas, Cezanne, Van Gogh, Picasso, Braque, Gleizes, Metzinger &company- a mio avviso spiccava la scultura “Il bacio” di Constantin Brancusi. Forse proprio perché io non amo Brancusi, ho trovato questa appassionata scultura davvero bella. Scolpita in pietra nel 1916, apparteneva alla collezione di Walter e Louise Arensberg dal 1932. Ultima delle quattro versioni esistenti, “il bacio” è stata esposta nell’ultima sala della mostra, poco prima di un ovvio Picasso a conclusione del percorso ed è stata collocata semplicemente sulla sua base, cosi come voleva lo scultore e come i collezionisti l’avevano collocata a casa loro ad Hollywood, su una panca tra due sculture precolombiane. Non male davvero.