Francesco Solimena spiegato dal prof. Spinosa

Questo é un settore nel quale più ne sai e più sai di non sapere. Soprattutto se poi ti trovo davanti Nicola Spinosa. Chi é Nicola Spinosa? Lo storico e stoico Soprintendente di Capodimonte, Professore universitario e grande studioso della pittura antica napoletana. Ebbene questo signore ha presentato a Milano in Brera, ospitato dal sempre ottimo James Bradburne, la monografia su Francesco Solimena, grande artista napoletano, del 1700.

Introdotto da Carlo Orsi, grande antiquario milanese, e da Philippe Daverio, che tutti conosciamo, il professor Spinosa ha -in una scarsa ventina di minuti- gettato in pasto alla sala affamata e affollata di ammiratori, un affresco di quello che era l’ambiente artistico della Napoli del ‘700 ed il background di Solimena. Senza fronzoli ha snocciolato in venti minuti una serie di perle di cultura come solo i grandi divulgatori sanno fare.

Cosciente del fatto che come si tenta di  pubblicare una monografia sull’opera completa di un artista, subito saltano fuori altre tele precedentemente sconosciute, Spinosa si é limitato a includere la parte di opere da lui preferita e contestualizzata all’interno del ‘700 a Napoli, accompagnando i dipinti ai disegni con la collaborazione di Cristiana Romalli, nota specialista di Sotheby’s e grande esperta di disegni.

Francesco Solimena é stato un pittore estremamente prolifico, con all’attivo (oggi) più di 1000 opere e numerosi giovani apprendisti in bottega. E i committenti chiedevano anche repliche di tele gia eseguite quindi stiamo parlando di una produzione molto vasta, simile per numero a quella di Luca Giordano, suo maestro.

Ma l’aspetto più interessante della monografia, come sottolineava Daverio durante la presentazione, é la contestualizzazione di Solimena all’interno delle arti napoletane, descritta marcando il confronto con Fernando San Felice architetto e con Vaccaro, con i musici, con i poeti suoi contemporanei. Lo stesso Solimena era anche un poeta dell’Arcadia napoletana.

I suoi predecessori furono Lanfranco, Domenichino,  Luca Giordano, Pietro da Cortona, i cui insegnamenti risultano palesi nei dipinti.
Suoi allievi invece furono Francesco de Mura e Gaspare Traversi, tra i molti.
Ma con la sua presentazione piena della classica enfasi napoletana, il professor Spinosa mi ha ricordato come non ci si possa fermare al nozionismo di “chi ha fatto cosa” ma si debbano considerare influenze e impatti di un artista per apprezzarlo appieno.

Non si può quindi dimenticare che Solimema cominció da piccolo, a 10 anni, nella bottega del padre con l’influenza di Francesco Fracanzano per le nature morte. Lasció Nocera per Napoli e lí trovó… il barocco di Luca Giordano e di Benaschi. A questo punto respiró barocco e su consiglio di Giordano si spostó a Roma. E lí trovó…. Bernini e Pietro da Cortona. E li respiró, lavoró con loro. Portó nelle sue opere le nature morte giovanili, il Luca Giordano di Napoli, ma anche il Mattia Preti, il Battistello Caracciolo…il colorismo dei veneti!

Le sue opere diventarono monumentali e celebrative senza perdere la concretezza napoletana di bottega.
E mentre Luca Giordano portó colore all’ Escorial quando si spostó a Madrid, Solimena occupó lo spazio lasciato libero dal maestro con il colorismo veneto, il caravaggismo di Mattia Preti senza perdere le istanze classiciste di Carlo Maratta.

La preparazione di questa monografia con la collaborazione di alcuni dei più noti antiquari italiani (Voena, Moretti, Orsi, Alessandra di Castro) e la presenza del Gotha di Sotheby’s e Christie’s alla presentazione in Brera, hanno dimostrato come Spinosa abbia saputo, con la sua mirabile preparazione, avvicinare due mondi che sono spesso troppo distanti: studiosi e mercanti.

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