Interessantissima la mostra di Lygia Pape alla fondazione Carriero di Milano. La fondazione è uno spazio no-profit in pieno centro a Milano che presenta sempre progetti di qualità. Stavolta si é superata con la personale dell’artista brasiliana mancata nel 2004.
Ho conosciuto l’opera di Lygia Pape alla Biennale del 2009 dove presentava una grande versione di Tteia, una bellissima installazione che in questa sede viene riproposta in dimensione più contenuta, al secondo piano.
La mostra si sviluppa sui tre piani della Fondazione e presenta le diverse fasi del lavoro dell’artista, dagli anni ’50 fino agli ultimi anni di vita ma senza una soluzione di continuità temporale.
Al piano terra sono esposte le opere della fine degli anni ’50 e primi anni ’60 delle serie Livro de Criaçao, Livro do Tiempo e Livro Noite e Dia.
Una scultura di grandi dimensioni (1mx1m) della serie Livro do Tiempo é esposta da sola nella prima sala come a chiarire subito di cosa tratterà la mostra, mentre altri pezzi della stessa serie (stavolta della dimensione media cm50x50) sono esposti a seguire, in dialogo con 95 pezzi della serie Livro Noite e Dia, creata in bianco e nero per la fascinazione verso il cinema degli anni ’50. La comprensione delle opere è piuttosto immediata poiché il concetto chiave é la scomposizione della forma base quadrata di piccole/medie/grandi dimensioni e la ricomposizione più o meno casuale in 365 modi diversi, uno per ogni giorno dell’anno. Il risultato è interessante perché oltre a prestarsi al basico gioco della ricomposizione, si presta alle letture più varie e personali, invita ognuno di andare oltre e vedere all’interno delle forme qualcosa di diverso. Così avviene anche per la disposizione dei pezzi nella sala e sui muri, dove la collocazione casuale dei 95 quadrati lascia immaginare i vari possibili accostamenti e il possibile posizionamento dei pezzi mancanti per raggiungere il numero dei 365.
Salendo al primo piano si trovano altre opere degli anni 50, chine a mano libera su carta, che rivelano gli studi dell’artista sul concetto di bidimensionalità e la ricerca di una tridimensionalità…non così diversa in fondo dalla ricerca intrapresa negli stessi anni da Lucio Fontana. Nessun artista é un’isola alla fine e il dialogo tra gli artisti e la possibilità di vedere dei parallelismi anche tra personalità molto diverse è uno degli aspetti che più mi affascina della storia dell’arte.
Al secondo piano infine, nella splendida sala del palazzo accanto verso il quale la fondazione Carriero si protende con garbo, si trova l’installazione Ttetia. Un filo di metallo dorato crea diverse linee parallele ed accoglie la luce che lo colpisce, mentre si riflette e si confronta con la magnifica specchiera antica della sala. Il risultato é una suggestiva, delicata ed elegante installazione di luce.