La mostra di Palazzo Reale offre un interessante viaggio all’interno del mondo russo, proponendo un percorso curiosamente misto tra rappresentazione della donna nella pittura e ruolo della donna artista. Lo strano tentativo riesce bene e nonostante personalmente preferisca i percorsi che seguono un ordine cronologico e non tematico, ho trovato il tutto molto piacevole e ricco di spunti di approfondimento.
Dopo una prima sala dedicata alle icone, ritratti di nobildonne e imperatrici conducono direttamente il visitatore nel diciannovesimo e ventesimo secolo.

Ma è la donna contadina a essere vero oggetto di attenzione. Se il primo a rappresentare quelle che fino al 1861 erano solo serve della gleba fu Aleksej Venetsianov,

è a Filipp Maljavin che dobbiamo i primi ritratti di donne forti e consapevoli. Con un’esplosione di colore ‘Donne di campagna’ del 1905 mostra una donna completamente diversa dalle precedenti.

Kazimir Malevič capisce ben presto che il suprematismo degli anni ’10 non è più d’attualità e ci offre una visione della contadine e della fatica dei campi con tre dipinti su compensato della fine degli anni ’20 in arrivo dal Museo di Stato di San Pietroburgo (come del resto tutte le opere esposte).

Dopo l’avanguardia rivisitata di Malevič il curioso allestimento ci riporta a Il’ja Repin, l’indiscusso protagonista della pittura russa dell’800. Lo splendido ritratto della figlia ci ricorda come per tanti versi il ‘loro impressionismo’ non sia stato poi così diverso dal ‘nostro…


Anna Achmatova, celebre poetessa amata da tutti i russofili, non poteva non comparire in questa rassegna ed è infatti presente in un intenso ritratto di Kuzma Petrov Vodkin del 1922. Ritratta anche da Modigliani, Anna fu moglie del poeta Gumilev fucilato nel 1921 con l’accusa di essere controrivoluzionario. La sua figura emerge dal blu malinconico dello sfondo.

Torniamo alle avanguardie poco dopo con la lavandaia di Vladimir Lebedev del 1925. Chiare le influenze cubiste sia sullo stile che sui materiali.

Sempre meno suprematista, ritroviamo Malevič con un’operaia del 1933.

Ma è dopo le belle operaie tessili del 1927 dipinte da Aleksandr Dejneka

che torniamo al XIX secolo con una sala che indaga il ruolo della donna in famiglia.
La disperazione di una giovane per un matrimonio stabilito dalla famiglia, una giovane moglie molestata dal suocero, una vedova finita in povertà offrono uno spaccato dell’epoca ante-rivoluzione, quando il destino della donna era indissolubilmente legato al marito. Anche dopo lo sarà ma la donna sarà anche designata spesso e volentieri eroina sovietica.


Le madri, vere eroine di tutti i tempi, vengono celebrate da alcune magnifiche tele del 1904 e del 1906, intime e tenere, di Boris Kustodiev


Due splendide opere di Zinaida Serebrjakova pongono l’accento anche sul rilievo che ebbero le sconosciute artiste russe del XIX secolo


così come il magnifico ‘Ombrello’ del 1883 di Marija Baškirtseva che va letto come manifesto dell’inquietudine della donna pittrice per la propria posizione in un mondo tutto al maschile. L’ombrello come ombra nera sul proprio futuro.

La rassegna continua con le artiste del XX secolo più note al grande pubblico come Ljubov Popova, Natalja Gončarova e Aleksandra Exter,


per poi chiudersi con la celebrazione della donna forte e sovietica accanto all’ uomo staliniano nella gruppo bronzeo del 1937 di Vera Muchina ‘L’operaio e la kolkotsiana’.

Una mostra nel complesso piacevole che consente di vedere opere altrimenti non di facile accesso e che consente sopratutto di approfondire la conoscenza di alcune artiste di grande talento.