Il restauro di Palazzo Spadaro Libertini a Caltagirone: un lodevole esempio di recupero e di valorizzazione del patrimonio

Caltagirone, perla barocca della Val di Noto, riconosciuta Patrimonio dell’Unesco nel 2002, finalmente può vantare l’apertura al pubblico di Palazzo Spadaro Libertini, uno degli edifici più antichi e preziosi della città e dell’intera zona. Visti il pregio e la rilevanza storica e artistica, il Palazzo stesso è stato dichiarato bene monumentale di rilevante interesse artistico.

Grazie alla determinazione delle eredi e ad un lavoro durato diversi anni, il Palazzo ha finalmente aperto le porte al pubblico questa primavera in occasione della giornata delle Dimore Storiche dopo un’inaugurazione per pochi eletti alla presenza delle autorità cittadine e del baritono Luca Salsi che si è esibito prima della trionfale Prima della Scala di Milano del 7 dicembre dove è stato osannato per il suo ruolo del Barone Scarpia nella Tosca. 

La possibilità di vista al Palazzo arricchisce l’offerta culturale della città che fino ad oggi si limitava al museo della Ceramica, alla celeberrima scalinata di Santa Maria del Monte, al Carcere Borbonico oggi purtroppo chiuso, ed a qualche chiesa antica.

Il Palazzo

Il Palazzo è costituito da un quadrilatero in stile barocco ricostruito su un impianto preesistente cinquecentesco, sicuramente riconducibile al palazzo appartenuto a Bonaventura Secusio, vescovo di Catania e diplomatico nato a Caltagirone nel 1558. I lavori di ricostruzione dopo il terribile terremoto del 1693 che distrusse la maggior parte dei monumenti e palazzi della Sicilia orientale, iniziarono nel 1725 e si conclusero nel 1732.

L’ingresso principale del Palazzo si trova al civico 22 di Via San Bonaventura -a pochi passi dalla celeberrima scalinata e in prossimità della Chiesa di San Bonaventura- si presenta con un imponente androne attraverso il quale si accede ad un cortile barocco decorato con una pregevole fontana.

Ai lati di questa ci sono le ex scuderie, diventate poi magazzini e trasformati successivamente in negozi.  Sul lato destro si sviluppa uno scalone barocco in pietra di Comiso illuminato da finestroni e finestre più piccole ad “oculo” che danno sul cortile interno. Salendo i comodi gradini “da cavallo” dello scalone si accede al piano primo/ammezzato ed al secondo ed ultimo piano.

Nel 1871 la maggior parte del Palazzo venne venduta a Michelangelo Libertini dei Baroni di S. Marco Lo Vecchio, Patrizio di Caltagirone, il quale ne fece, al piano nobile, la propria fastosa dimora arredandola con infissi laccati bianco e oro, mobili prodotti in Francia, damaschi e tappeti creati dalle celebri manifatture tessili di Aubusson e di Versailles. Questi tessili, creati appositamente per i saloni ai quali erano destinati, rimangono ad oggi pezzi di notevole pregio ed importanza storico-artistica.

Le volte dei Saloni, il cui impianto è stato rimaneggiato rispetto a quello originario, sono state fatte decorare dai migliori artisti locali e arricchite da pitture di Francesco Vaccaro, appartenente alla rinomata famiglia di artisti calatini, autori di opere presenti nelle chiese e musei di Caltagirone sino al territorio del ragusano.

Le porte dei Saloni di Rappresentanza sono in vetro impreziosito da splendide pitture raffiguranti animali esotici e fiori che richiamano le decorazioni delle volte in un unico inscindibile motivo decorativo che rende equilibrato il decoro degli spazi.

Nei Saloni di Rappresentanza si tennero negli anni riunioni di stampo culturale e divennero salotto politico e culturale del Senatore Libertini, uomo politico di spicco e benemerito, morto nel 1945. In seguito, per scelta della proprietà, i Saloni del Palazzo divennero sede di primarie istituzioni accogliendo personalità di rilievo del mondo della letteratura e della politica non solo siciliane ma anche di livello nazionale.

Il Gran Coda Pleyel Wolff del Salone degli Specchi

Si narra che il Patrizio Michelangelo Libertini di S. Marco non si fosse limitato ad ordinare in Francia tutti gli arredi del Palazzo, ma che ordinasse anche un magnifico pianoforte alla rinomatissima ditta Pleyel, insieme ad arpe ed altri strumenti, affinché nei Saloni di Rappresentanza si potesse assistere a momenti di intrattenimento musicale.

Dopo un restauro conservativo durato oltre un anno, durante il quale tutte le parti originali (corde, martelletti e tastiera in avorio) sono state integralmente recuperate, è stato riportato a nuova vita il Gran Coda Pleyel Wolff, databile intorno al 1878, che ha potuto ricevere un’accordatura di poco inferiore allo standard odierno 440Hz, così da consentire un pieno utilizzo per concerti e per accompagnamento di cantanti lirici.

Le memorie degli eredi riportano che Richard Wagner in visita a Ramacca alla figliastra Blandine, nipote di Franz Liszt, fidanzata e poi convolata a nozze con Biagio Gravina di Ramacca, si fosse recato anche a Caltagirone e avesse suonato su questo splendido strumento

La proprietà

Michelangelo Libertini donò la propria parte di Palazzo ai figli ma dopo alcune vicissitudini la stessa proprietà venne riunita nelle mani di Francesco Spadaro di Passanitello, insigne storico, araldista e archeologo, nonché sindaco di Caltagirone.

L’altra parte del Palazzo, il primo piano ed i magazzini/negozi, venne lasciata in eredità al padre del conte Michele Gravina nonno degli eredi Spadaro di Passanitello.

Il Palazzo che prima veniva chiamato Palazzo Libertini, prese quindi il nome di Palazzo Spadaro Libertini o Palazzo Spadaro per brevità.

Negli ultimi anni l’Architetto Alvise Spadaro Gravina, noto storico dell’arte, grande conoscitore di Caravaggio, ha “ceduto il testimone” di tutta la parte di rappresentanza del piano alla cugina Lara Marina Gravina del ramo di Belmonte Beaumont, la quale ha così ricevuto la responsabilità di “riportare in vita il cuore del Palazzo”.

Nell’ambito, quindi, di un passaggio generazionale in famiglia che vede legate da stretti vincoli di parentela le famiglie Maggiore, Libertini, Spadaro e Gravina, l’Avvocato Lara Marina Gravina di Belmonte, milanese di nascita ma siciliana di cuore e profondamente legata alle radici e tradizioni millenarie siciliane della propria importante famiglia, insieme alla madre Gemma ha intrapreso con grande energia il ripristino integrale di tutta la parte di rappresentanza insieme a quello di altre parti del Palazzo e ha portato alla nascita di una nuova realtà adibita a location per eventi e momenti speciali destinati ad un pubblico selezionato in grado di apprezzare tutta la storia, il fasto e la bellezza che i luoghi della dimora storica racchiudono. Ecco, dunque, che la parte di rappresentanza -oltre a essere visibile e visitabile in alcuni periodi dell’anno- può ora ospitare eventi come concerti, mostre, conferenze /meeting e set fotografici, pubblicitari e cinematografici.

Gli spazi dedicati a queste attività sono i cinque saloni denominati in base ai decori ed alle tappezzerie che li caratterizzano, ovvero degli Stemmi, dei Marmi, Giallo, degli Specchi o Rosso e Azzurro. L’eccezionale acustica del Salone degli Specchi e del Salone Giallo ne fanno l’ideale spazio per concerti e recital di canto lirico.

L’ingresso ai saloni, denominato Castello, si caratterizza per un muro sovrastato da volta crociera che offre una suggestiva atmosfera “medievale” ideale come spazio espositivo.

Oggi la parte di rappresentanza di Palazzo Spadaro Libertini, è tornata a vivere per un atto d’amore delle eredi non solo verso le proprie origini ma nei confronti della città di Caltagirone e della amata Sicilia, quale testimonianza che le origini sono una parte di noi che nessuna distanza può cancellare. Proprio lo spirito di “ridare vita a ciò che sembrava essere destinato all’oblio” ha convinto le Principesse Gravina di Belmonte a coniugare la destinazione della Dimora come abitazione privata “di delizia” a quella di location per eventi e momenti “speciali” destinati ad un pubblico selezionato, in grado di apprezzare la storia oltre al fasto dei luoghi.

 

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