Il Corpo e l’ Anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento

Magnifica la mostra al Castello Sforzesco di Milano dedicata alla scultura. Volutamente altisonante, il titolo suggerisce la presenza di opere importanti e imperdibili e stimola la curiosità dei visitatori che probabilmente non avrebbero risposto altrettanto entusiasticamente se la mostre si fosse chiamata solo Scultura italiana del Rinascimento.
Intelligente marketing a parte, la mostra presenta 120 opere di artisti più e meno noti al grande pubblico, con eccellenti cartellini esplicativi su ogni singola opera.

Meritoria l’operazione del Castello che ha lavorato côte-à-côte con il Louvre di Parigi. Le opere provengono da molti musei tra cui il Metropolitan Museum di New York, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Prado di Madrid, il Museo Nazionale del Bargello di Firenze, il Victoria&Albert Museum di Londra e la British Royal Collection. 
Tra le prime opere, il rilievo in bronzo di Bertoldo di Giovanni datato 1475-1480 affiancato ad un fronte di sarcofago romano degli inizi del III secolo d.C.: la ferocia a fattore comune così come la classe.

Ercole e Anteo, matita su carta di Luca Signorelli, prestato dal Castello di Windsor, segue nel percorso, rivaleggiando con le sculture nonostante la bidimensionalità. Protagonista è la torsione dei corpi dal modello arci-noto dell’Ercole e Anteo del Pollaiolo in prestito dal Bargello.

Da Vienna uno studio di Andrea Mantegna del 1490-1505.

Presenti nella rassegna anche Francesco Di Giorgio Martini e Andrea Del Verrocchio con opere rispettivamente del 1474-1480 e del 1475.


La ‘zuffa’ di Francesco Rustici del 1505-1510 in terracotta costituisce la resa tridimensionale della battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci nel Salone dei 500 di Palazzo Vecchio a Firenze. Gli uomini sfigurati dallo sforzo della lotta non hanno nulla di eroico e risultano addirittura paragonabili a bestie feroci…

Da Rennes invece arriva l’opera di Michelangelo del 1504, una penna ed inchiostro su carta, disegno preparatorio per una figura della Battaglia di Cascina che avrebbe dovuto contrapporsi alla battaglia di Anghiari di Leonardo nel Salone di 500 di Palazzo Vecchio.

Certamente rinascimentali sono gli angeli in terracotta del 1480 di Andrea del Verrocchio prestati dal Louvre, mentre altri deliziosi esempi di virtuosismo scultoreo sono offerti dalle sculture di Giovanni Dalmata e Mino da Fiesole.
Una scultura di arte romana raffigurante le tre grazie del secondo secolo dopo Cristo ci ricorda come lo slancio rinascimentale abbia radici solide nella nostra cultura.

Interessantissimo il bassorilievo di Giovanni Antonio Piatti del 1478-1480 in prestito dal Louvre. In questo bassorilievo risultano chiare le lezioni di Donatello e di Mantegna e l’influenza degli artisti ferraresi in particolare di Ercole de Roberti.

La disperazione sui volti e il dolore che pervadono la scena sono le caratteristiche fondamentali dell’ importante bronzo di Donatello databile al 1455-1460 e prestato dal Victoria and Albert Museum di Londra.

Tutta la sezione delicata alle scene sacre dimostra come in questo ambito negli anni ’80 del ‘400 gli artisti abbiano sfruttato appieno le potenzialità espressive del legno e il magnifico compianto sul Cristo morto Di Bartolomeo Bellano del 1480-90 in prestito da museo Jaquemart-André di Parigi dimostra come anche le potenzialità della terracotta siano state indagate e sfruttate appieno dagli artisti. In quest’ opera il senso del dolore e lo strazio della separazione sono portato davvero all’ estremo.

Straordinaria anche la carica drammatica della Maria Maddalena di Guido Mazzoni del 1485-1489 che nonostante la frammentarietà è ancora capace di trasmettere la tragedia.

La ricerca di verosomiglianza è alla base anche delle due sculture di Francesco di Giorgio Martini, l’una in prestito dal Louvre, l’altra da Siena.

Andrea della Robbia è presente in mostra con un magnifico Christo in pietà del 1495.
La naturalezza della figura, la plasticità della posa e la verità del volto sono caratteristiche che hanno reso i della Robbia immortali.

Straordinaria è l’opportunità di vedere il nudo maschile di Michelangelo Buonarroti in prestito dal Castello di Windsor. Datato 1515-1520 è l’unico disegno di Michelangelo con le indicazioni sulle proporzioni, con il corpo umano che misura 10 teste. Da solo questo disegno vale la mostra.

Magnifiche anche le lesene provenienti dal monumento funebre di Gaston de Foix non finito dal Bambaia e disperso. Molte parti sono proprio al Castello ma questa mostra ci aiuta anche a ricordare quanto abbiamo a disposizione e troppo spesso ignoriamo…

La mostra a Milano si conclude con la pietà Rondanini di Michelangelo, mentre al Louvre si chiudeva con i Prigioni, anch’essi di Michelangelo e anch’essi assolutamente inamovibili. Curiosa specificità che valorizza in entrambi i casi la fine del percorso.

I commenti sono chiusi.