Dopo la giornata all’insegna del Rinascimento di Giulio Romano e di Mantegna a Mantova, il nostro peregrinare a caccia di arte digeribile per i bambini ci porta in Veneto, dove decidiamo di visitare -o almeno dare una prima occhiata- a Verona, Padova e Vicenza. In viaggio con i bambini si sa, non si può avere la pretesa di vedere tutto ma si può certamente cominciare a dare un’idea dei territori e delle città.
Tra lo stupore di alcuni beni mai visti prima ed il piacere di ritrovarne ben conservati altri già visti in un passato colpevolmente troppo lontano, mi sento di affermare che il Veneto sia una regione bellissima e ricchissima la cui conoscenza non può limitarsi a Venezia.
VERONA
Alla prima volta in Veneto, non si può prescindere dal visitare Verona. E da qui infatti partiamo con l’Arena del I secolo, famosa in tutto il mondo al pari del Colosseo. Certamente più piccola del cugino romano, l’Arena ha fornito la base intorno alla quale la città si è sviluppata nel corso dei secoli e naturalmente risulta subito di forte impatto per i bimbi.

L’altra attrazione macroscopicamente imperdibile di Verona è il balcone di Giulietta. Il maestro Franco Zeffirelli, con le scene più salienti del film del 1968, mi facilita il compito di raccontare la tragedia dei due giovani veronesi. E qui le foto sono proprio d’obbligo.

STRA, VILLA PISANI
All’interno della Villa Pisani di Stra si trova l’ultima opera di Giambattista Tiepolo realizzata in Italia prima di partire per l’estero.


Gli arredi e le decorazioni della magnifica villa rivelano i vari passaggi di proprietà nei secoli. Tra tutti gli ospiti illustri va senza dubbio citato l’imperatore Napoleone che qui si fermò nelle notti del 28 novembre e del 13 dicembre 1807. La villa fu donata dall’imperatore al Vicerè d’Italia Eugenio Beauharnais. Le pitture ottocentesche di Giovanni Carlo Bevilacqua impreziosiscono molti dei soffitti, mentre gli arredi valorizzano gli spazi.


Giuseppe Maggiolini -il massimo esponente dell’ebanisteria neoclassica italiana- aveva organizzato un’importante bottega per rispondere alle commissioni di Ferdinando d’Austria, allora Arciduca del lombardo-veneto. I motivi figurativi dei mobili di Maggiolini qui presenti, pur di origine classica, sono proposti attraverso la mediazione del gusto rinascimentale.

Un salto indietro nel tempo ci porta alle decorazioni di Jacopo Guaranà (1720 1800) con scene ispirate al mito di Bacco e Arianna.



Nonostante tutto, sono la vasca da bagno e la toilette d’epoca a destare maggiore sorpresa…

…almeno fino ad arrivare al salone. La vera meraviglia arriva infatti con il salone da ballo affrescato da Giambattista Tiepolo nel 1761. Il committente Luigi Pisani viene ritratto accanto ai suoi figli insieme alla Divina Sapienza, alle Virtù, alle Arti, alla Pace, all’Abbondanza, alla Discordia, all’ Eresia, ai Continenti, all’Italia e a Venezia. Satiri con le zampe a penzoloni arricchiscono gli angoli mentre la famiglia Pisani, che aveva partecipato alla terza crociata, viene guardata con benevolenza dalla Vergine al centro del soffitto accompagnata dall’angelo della fama, mentre le allegorie dei Continenti sono visibili dall’altro lato del soffitto.


PADOVA
L’ ambiziosa prima giornata si conclude con la Cappella degli Scrovegni, la tappa in realtà più importante di tutte. Realizzata nel 1305 circa da Giotto, la cappella fu commissionata da Enrico degli Scrovegni, figlio del ricco banchiere al quale Enrico desiderava garantire un posto in paradiso con questa commissione.
Approfittiamo delle aperture serali per godere della cappella in notturna: il nuovo sistema di illuminazione della iGuzzini consente di godere appieno dei colori in tutte le fasi del giorno poiché la luce artificiale si regola in base alla luminosità che penetra dalle finestre, garantendo tra l’altro il 60% del risparmio energetico rispetto a prima. Prima dell’ingresso nella cappella è necessario il passaggio in una sala apposita per consentire una corretta conservazione degli affreschi, così come avviene al Cenacolo di Milano. Ormai si sa che le visite hanno un impatto problematico sugli affreschi per via dell’inquinamento e del respiro dei visitatori, ma con questi accorgimenti ed una permanenza ridotta nella cappella, si cerca di ovviare il più possibile al degrado delle pitture.


La cappella è magnifica: sulla sinistra dell’ingresso si apre la parte absidale decorata poco dopo l’intervento di Giotto e qui si conservano le sculture di Andrea Pisano. Il resto della Cappella è diviso in quattro registri con un programma iconografico molto preciso: nel registro superiore sono rappresentate le storie di Gioacchino e Anna, subito sotto storie di Giuseppe e Maria, sotto e ben visibili le storie della vita di Cristo e infine, nel registro più basso ad altezza uomo, Vizi contrapposti a Virtù, gli uni sulla parete di destra, le altre sulla parete di sinistra. Tra le scene più belle il primo bacio della storia dell’arte tra Gioacchino e Anna davanti alla porta di Gerusalemme, la Natività di Cristo, la strage degli Innocenti, il tradimento di Giuda, Giuda stesso con il diavolo alle spalle e la crocifissione. Straordinarie le novità introdotte da Giotto: il linearismo, il colore, l’espressività dei volti. Tutto contribuisce a rendere questo ciclo di affreschi una pietra miliare nella storia dell’arte a livello mondiale.











VICENZA
Poco fuori Vicenza abbiamo modo di visitare la magnifica Villa Valmarana ai nani. La leggenda racconta che una principessa nana fu rinchiusa dai genitori in questa villa e circondata solo da nani in modo da non rendersi conto della sua diversità. Ma un triste giorno la realtà irruppe nella villa, la principessa si rese conto di tutto e decise di uccidersi gettandosi dalla torre. La morte della fanciulla portò alla pietrificazione dei nani nelle 17 statue che ora si trovano sul muro di cinta. Qui le collocò la nuora di Giustino Valmarana alla fine del 1700. Da allora la villa si chiama Valmarana ai nani.

Da subito, appena si entra, ci si trova confrontati agli affreschi di Giambattista Tiepolo nel salone centrale: il Sacrificio di Ifigenia in cui il sacerdote Calcante, con un pugnale in mano, si appresta a uccidere la giovane alla presenza di tutti mentre Agamennone si copre il volto per non vedere il sacrificio della figlia.

Sul soffitto è raffigurata la dea Diana che ha commissionato l’orrore, mentre sulla parete di fronte si vede, nascosto tra le colonne, Giustino Valmarana, proprietario della villa, commosso davanti alla scena. Dalla parte opposta, un bellissimo cane, come spesso si ritrova nei dipinti di Tiepolo. Dietro a Giustino Valmarana si intravedono le Vele delle navi greche che si preparano a salpare. Dopo il sacrificio di Ifigenia infatti, la flotta di Agamennone poteva ritenersi nuovamente autorizzata da Diana a prendere il mare.



Nella seconda sala, affrescata questa volta da Giandomenico Tiepolo -il figlio di Giambattista-, Agamennone fa rapire la schiava troiana di Achille, Briseide. Sulla seconda parete Achille viene tenuto per i capelli da Atena, dea della guerra, mentre sulla terza Achille viene consolato dalla madre Teti che emerge con una Nereide dai flutti del mare. La quarta parete invece è dedicata ad una scena paesana ma Cupido ci ricorda che tutte le scene rappresentate parlano di amore.




La stanza dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto è dedicata all’amore tra Angelica e Medoro. In una prima raffigurazione Angelica è legata ad uno scoglio e sta per essere divorata da un’orca marina, quando Ruggero, cavalcando un Ippogrifo, arriva a liberarla. Sulla seconda parete, Angelica incontra Medoro, lo cura e si innamora di lui. Sulla terza parete i due sono ospitati da due contadini ai quali Medoro regala un anello d’oro e sulla quarta parete si vede Angelica incidere il nome di Medoro su un tronco.





La stanza seguente è dedicata alla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso ed alla storia della maga Armida. Nell’intento di proteggere l’esercito saraceno, Armida con un canto riesce ad addormentare il cavaliere crociato Rinaldo e, con l’aiuto di uno specchio e di un incantesimo, lo fa innamorare di sé, allontanandolo dalla battaglia. Ma Goffredo di Buglione, comandante dell’armata Cristiana, manda due soldati alla ricerca di Rinaldo per riportarlo sul campo di battaglia e questi -grazie a uno scudo incantato nel quale si specchia- capisce di essere stato vittima di un sortilegio. Il valoroso combattente decide quindi di ripartire per la guerra, nonostante Armida cerchi di trattenerlo a sè.




Nella sala dedicata all’ Eneide, Enea sbarca dopo una tempesta sulla costa africana. Gli viene in aiuto la madre Venere, Dea dell’Amore che gli suggerisce di incontrare la regina Didone. Enea si innamora perdutamente di Didone -complice Cupido- ma in sogno gli compare Mercurio che lo esorta a lasciare Cartagine e a riprendere il viaggio verso il Lazio dove poi sposerà Lavinia.




Tutta diversa è invece la Foresteria, affrescata da Giandomenico Tiepolo , il figlio di Giambattista. Le scene di vita campestre sostituiscono le scene dei miti e degli eroi, ormai non ritenute più di attualità. La prima sala è dedicata alle cineserie per come nel 1700 l’ Europa vedeva la Cina.







Il pennello torna al padre nella sala dedicata all’Olimpo l’unica da lui affrescata nella foresteria.


La sala che segue è dedicata al carnevale e i due magnifici scaloni raffigurati sono una vera prova dell’abilità dell’artista in ambito prospettico. Un moro scende le scale con alcune tazze per la cioccolata: è Alì, un servitore rappresentato molto spesso nelle scene di Giambattista Tiepolo.



Nell’ultima, insieme ai putti che giocano, troviamo il pappagallo dalle piume policrome, simbolo e firma dei Tiepolo.

Entrando a VICENZA, lascia senza parole il Teatro Olimpico, ultima opera di Andrea Palladio. Primo teatro moderno al chiuso, fu realizzato nel 1584 per volontà dell’Accademia Olimpica. Straordinario per l’illusione della profondità, il teatro è davvero un unicum mondiale per ricchezza delle decorazioni e magnificenza delle linee prospettiche.




Ma l’impronta Palladiana è ovunque Vicenza, dalla basilica alla cattedrale. La costruzione della cattedrale prende l’avvio dal 1482 ma è solo nel 1557 che finalmente viene completata. Il responsabile del progetto è anche in questo caso Andrea Palladio.



La basilica invece vede l’apporto di Palladio dal 1500 per la parte che si va a sovrapporre al loggiato preesistente. Il nome di basilica inganna i turisti che si aspettano di entrare in una chiesa ma la meraviglia è tanta anche se di chiesa non si tratta poiché la volta interna è una sorta di chiglia di nave lignea rovesciata.





Bellissima anche la chiesa della Santa Corona che contiene opere di Montagna, di Domenico Veneziano, del Veronese, del Pittoni, del Bellini -attualmente in restauro- oltre a due lunette pressoché nascoste di Michelino da Besozzo e la cripta del Palladio.






Visitiamo anche le Gallerie d’Italia all’interno di Palazzo Leoni Montanari. La parte che colpisce di più è senza dubbio la Galleria della Verità affrescata da Giuseppe Alberti nel 1600 e decorata dagli stucchi del 1688 di Andrea Pelli e Giacomo Aliprandi. Muse, putti, virtù e vizi rendono questa sala davvero molto opulenta.

Simpaticissimi i putti che nella sala degli stemmi sostengono lo stemma dei Leoni Montanari con i simboli del leone e dell’aquila. In questa stessa sala una selezione di dipinti di Pietro Longhi ci riporta alla quotidianità veneziana del Settecento.


Magnifiche le vedute veneziane da Canaletto a Francesco Guardi, da Michele Marieschi a Luca Carlevaris esposte a seguire. La sala è dominata da una scultura in marmo di Carrara raffigurante la Caduta degli Angeli ribelli del 1725 di Francesco Bertos.

Prima di tornare a Milano ci concediamo un’ultima visita a Palazzo Chiericati e di nuovo troviamo Giambattista Tiepolo che ci dà il benvenuto con la tela La verità svelata dal tempo, del 1744. Insieme a lui, due Pittoni del 1720 circa danno l’avvio al percorso museale.

Il ciclo dei lunettoni dei Podestà, qui riunito per la prima volta dopo secoli, rappresenta simbolicamente il massimo splendore della città avvenuto tra Cinquecento e Seicento, grazie al grande rinnovamento architettonico palladiano. Sviluppatasi attorno a un nucleo di epoca romana, Vicenza conoscete grandi sconvolgimenti durante il medioevo ma la fase di stabilità e di benessere che segue gli scontri di potere tra le fazioni vicentine, favorisce il clima culturale in cui vive Andrea Palladio che trasforma la sua amata città. Interessante il ciclo di Francesco Maffei e le raffigurazioni dei Podestà che erano collocate nel palazzo dei podestà che sorgeva di fianco alla Basilica Palladiana ed è stato distrutto dai bombardamenti del ’45.
Il primo piano di Palazzo Chiericati è dedicato alla scuola vicentina, dopo un passaggio tra Domenico Veneziano e Hans Memling. Massimo esponente della scuola vicentina fu Domenico Montagna molto ben rappresentato qui. Bellissima la Madonna con il Bambino sotto un pergolato tra i santi Giovanni Battista e Onofrio e magnifici i Globi di Vincenzo Coronelli.



Anche la pittura del 1600 è molto ben rappresentata con diverse tele di Luca Giordano ma anche di artisti locali come Antonio Balestra e Pietro Bartolomeo Cittadella.

Francesco Maffei e Pietro della Vecchia sono i due vicentini celebrati nelle sale che seguono. Pietro della Vecchia fu tra gli artisti più originali della scena veneta del 1600 per il suo eclettismo, il gusto per il grottesco, per la caricatura e per l’allegria. Adottò una tavolozza cupa e austera ma poi la abbandonò per dedicarsi allo studio dei grandi maestri veneziani del secolo precedente, in particolare Tiziano e Veronese. Lavorò anche accanto alle opere di Tintoretto, ebbe modo di studiarne stile e colori e la sua pittura nonché la tavolozza ne subirono l’influenza.

Con questo approfondimento sulla pittura antica si chiude il nostro weekend veneto e torniamo a Milano. Negli occhi tanta bellezza e nel cuore la speranza di riuscire a a tornare sulle rive del Brenta presto per vedere le altre meraviglie di questa zona.