Joaquín Sorolla, pittore di luce

Dopo aver ospitato Monet, Palazzo Reale a Milano ha aperto le porte a Joaquín Sorolla y Bastida, artista poco conosciuto in Italia ma estremamente noto e amato in Spagna. La sua fama è stata oscurata negli anni dai cugini francesi ma merita di essere conosciuto e apprezzato. La mostra -di gran lunga più bella di quella dedicata a Monet- chiuderà purtroppo i battenti a breve ma lascerà un segno memorabile sugli amanti dall’impressionismo e della Belle Époque che -concentrati unicamente sui francesi- non avevano forse mai sentito parlare di lui.

In una Spagna tormentata dalle tensioni sociali, negli anni 90 dell’800 Sorolla si concentra inizialmente sui temi sociali. La Tratta delle bianche ne è una prova: l’azzardata prospettiva ed il realismo dei colori suggeriscono che probabilmente quest’opera sia stata dipinta ‘in loco’, vale a dire su un treno durante il trasferimento di alcune giovani prostitute accompagnate dell’anziana protettrice. Già in questa fase l’artista lascia lo studio per gli esterni, scelta che resterà una costante della sua carriera.

A parte questa prima opera che racconta gli esordi dell’artista, tutta la mostra è l’esemplificazione della passione di Sorolla per la luce e per la pittura en plein air.

Cucendo la vela del 1896 è la prima opera di grandi dimensioni esposta. La cucitura della tela è davvero una scena poco eroica ma protagonista dell’opera non è l’azione svolta ma la luce nella quale i personaggi sono immersi. La tavolozza è gestita con assoluta sicurezza. Presentata a Parigi, l’opera fu da subito un successo. Esposta alla Biennale del 1905, venne acquistata con lungimiranza dal Comune di Venezia e destinata a Ca Pesaro.

L’assenza di contorno e la libertà del tocco sulla tela ci ricordano la lezione dell’impressionismo, rispetto alla quale temporalmente Sorolla è leggermente in ritardo ma che tradurrà in maniera molto personale e protrarrà per anni.

I ritratti di famiglia gli consentono di sperimentare le tecniche che utilizzerà nei ritratti ufficiali, poiché in vita è stato apprezzato come ritrattista da aristocratici e reali.

Nel 1906 un viaggio a Biarritz porta Sorolla a rinfrescare la sua tavolozza. In Istantanea, Biarritz, la moglie Clotilde tiene in mano una piccola Kodak.

Un inno alla joie de vivre. Il mare cangiante, le pennellate rapide, la luce sui corpi dei bimbi… opere favolose nascono in questo periodo.

Clotilde, Maria ed Elena ed una cugina riposano nella tela 1911 intitolata giustamente La siesta. Il punto di vista rialzato e la posa delle protagoniste, raccontano anche l’ audacia di questo straordinario artista che, trovata la propria strada, ha comunque continuato personali ricerche sul colore sulla prospettiva.

La fortuna di Sorolla si deve anche all’amore che per lui nutrirono i collezionisti americani. Grazie al mecenate Archer M.Huntington, fondatore della Hispanic Society di New York, Sorolla ebbe l’occasione di farsi conoscere negli Stati Uniti e di potersi confrontare con un’arte più ‘giovane’, libera dalle tradizioni europee e già matura per digerire e premiare artisti straordinari come Mary Cassatt. L’opera più bella del periodo americano è il ritratto di Mr.Tiffany a Long Island.

Dopo la parentesi dedicata alle opere commissionate dalla Hispanic Society americana, la mostra torna a concentrarsi sulla luce e ci porta alle opere valenciane del 1915 e 1916. Nella delicatissima opera La veste rosa si ravvisano gli elementi appresi a Roma negli anni 80 del 1800, studiando la classicità e la raffigurazione del panneggio.

Magnifico il dipinto Dopo il bagno del 1915. La scena, di grande spontaneità, è ancora una volta invasa dalla luce dell’estate.

La lezione sulla luce di questo eccezionale artista lascia il segno a Milano e non solo in chi ama impressionismo e Belle Époque ma anche in tutti coloro che apprezzano nell’arte la celebrazione della vita.

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